La depressione è uno dei disturbi mentali più diffusi, tanto che colpisce oltre 350 milioni di persone nel mondo e si stima che causi circa 850.000 morti all’anno. Non sorprende, perciò, che si siano realizzati tanti film sulla depressione. In realtà, il problema principale sta nel fatto che più della metà delle persone non si sottopone a trattamento, quindi danno libero sfogo alle idee suicide.
Anche l’incomprensione che sta intorno a questo disturbo mentale contribuisce ad aggravare sintomi come la disperazione e la sensazione di solitudine. Spesso, chi sta vicino alla persona depressa ha una visione errata di questo disturbo perché pensa che sia un problema di carattere che può essere superato semplicemente con la forza della volontà.
Indubbiamente, questo problema non riguarda solo la persona depressa, ma anche coloro che lo amano e gli stanno accanto. Tuttavia, a volte tanto per quanto possiamo legere sulla depressione, non riusciamo davvero a capire cosa provi la persona. Fortunatamente, ci sono degli ottimi film sulla depressione che possono aiutarci a metterci nei panni dell’altro e avere una prospettiva più realistica di questo disturbo mentale.
I film sulla depressione che meglio riflettono questo problema
- Gente comune (1980-Ordinary People)
Diretto da Robert Reford, questo film psicologico ha ricevuto quattro Oscar e diversi Golden Globe. Vi avverto che si tratta di un film lungo, ma vale la pena guardarlo fino all’ultimo fotogramma. Racconta la vita di una tipica famiglia della classe media con due bambini. Quando uno dei due muore in un incidente, l’altro prova un angosciante senso di colpa che lo porta a una profonda depressione e tentare il suicidio.
A partire da questo punto, inizia un film che mostra un giovane combattuto tra l’estrema indifferenza di sua madre (che lo rimprovera di essere sopravvissuto al suo figlio prediletto) e la finta gioia del padre. Particolarmente interessanti sono i dialoghi tra i genitori (Donald Sutherland e Mary Tyler Moore) in quanto ci mostrano come certe credenze e comportamenti possono aggravare la depressione di una persona cara.
- The hours (2002)
È la storia di una giornata, di tre donne che appartengono a epoche diverse ma sono legate attraverso un romanzo di Virgina Woolf. Particolarmente interessante è la storia che vive Julianne Moore, una classica donna degli anni ’60 con marito e figlio che presumibilmente conduce una vita ideale, ma questa no la soddisfa e la fa precipitare in un tentativo di suicidio.
Non possiamo neppure dimenticare una Nicole Kidman completamente irriconoscibile che interpreta la scrittrice Virginia Woolf, che soffriva di disturbo mentale bipolare. Il rapporto con il marito ci mostra come a volte, nel tentativo di aiutare e con le migliori intenzioni, i familiari peggiorano il disturbo comportandosi come se l’altra persona non avesse diritto di prendere decisioni nella propria vita.
Infine, Meryl Streep ci conduce attraverso la sua amicizia con un Ed Harris che soffre di AIDS in fase molto avanzata e ha deciso di togliersi la vita.
- Prozac Nation (2001)
È un adattamento del bestseller omonimo scritto da Elizabeth Lee Wurtzel, in cui la scrittrice e il giornalista americano raccontano la loro esperienza con la depressione maggiore. Con Christina Ricci nel ruolo principale, non aspettatevi una gran opera dal punto di vista cinematografico, ma il film è molto interessante per aiutarci a capire i conflitti che soffre una persona depressa e i problemi affrontati da chi gli sta accanto, come sua madre (ruolo interpretato da Jessica Lange).
In questo film si percepisce nettamente la sensazione di perdita di controllo sulle emozioni vissute dalle persone depresse e la lotta infruttuosa per uscire da questo stato, una battaglia quotidiana che arriva ad essere estenuante. È interessante anche il modo in cui la protagonista si afferra a oggetti esterni (come lo sposo) nella speranza che sia la sua ancora di salvezza, così come le continue ricadute che soffre, che mostrano una visione meno edulcorata e reale della depressione maggiore.
- A proposito di Schmidt (2002-About Schmidt)
Questo film, interpretato da Jack Nicholson, narra la vita di un vecchio appena andato in pensione. Dopo aver vissuto tutta la vita per la sua azienda si sente completamente perso e spaesato senza il suo lavoro. A peggiorare le cose, sua moglie muore improvvisamente lasciandolo solo. Nicholson cerca sostegno in sua figlia ma si rende presto conto che c’è posto per lui nella sua vita.
Contrariamente ad altri film in cui la tristezza mette le radici, in questo i momenti di dolore si alternano ai commenti sarcastici e persino divertenti, così alla fine, lascia un buon sapore in bocca. È un film utile per comprendere la depressione generata dalla perdita, la vecchiaia e la solitudine.
- Il castoro (2011-The Beaver)
Diretto e interpretato da Jodie Foster, racconta la storia di un uomo (Mel Gibson) alla guida di una azienda sull’orlo della bancarotta. Gibson soffre di una profonda depressione che influenza i rapporti familiari e lo porta sull’orlo del divorzio. Dopo diversi tentativi di suicidio, entra in uno stato abbastanza simile al disturbo di personalità multipla. Inizia a parlare attraverso il burattino di un castoro, in questo modo trova la forza per fare tutti i cambiamenti necessari nella sua vita. Tuttavia, quando non riesce più a parlare attraverso il burattino, la depressione ritorna.
Ovviamente, dal punto di vista puramente psicologico Jodie Foster si è presa diverse licenze cinematografiche, ma la cosa interessante di questo film sono le relazioni stabilite all’interno della famiglia e il dialogo che Gibson ha con se stesso.
- Revolutionary Road (2008)
È il ritratto di una giovane coppia visto attraverso gli occhi di Frank (Leonardo DiCaprio) e April Wheeler (Kate Winslet). La storia si svolge negli anni ’50 ma la verità è che i problemi con cui i due hanno a che fare sono molto attuali. Kate Winslet è una giovane energica e piena di sogni, ma DiCaprio preferisce scegliere le strade sicure e va sabotando gradualmente la voglia di vivere di sua moglie.
Anche se hanno una bella casa e una bella famiglia, la routine quotidiana, l’impossibilità di realizzare i suoi sogni, il fatto di essere bloccata in un ruolo che non ha mai voluto e l’incomprensione del marito, gettano la Winslet in una profonda depressione.
- Un uomo solo (2009 – A single man)
Ambientato negli anni ’60 nel sud della California, il film parla di un professore universitario omosessuale che deve affrontare la morte inaspettata del suo compagno, con il quale ha condiviso quasi 20 anni della sua vita. Il film inizia il giorno in cui Colin Firth, il protagonista, decide di suicidarsi.
Il lato interessante di questo film sulla depressione è il dialogo che Firth mantiene con se stesso che lascia intravedere il modo in cui le persone depresse tendono a vedere il mondo, come se il bicchiere fosse sempre mezzo vuoto. Il finale, troppo melodrammatico per i miei gusti, contrariamente a quello che potremmo immaginare, è una vera e propria ode alla vita e incita ad approfittare di ogni istante.
- Helen (2009)
È probabilmente uno dei film sulla depressione che coglie meglio questo disturbo e il suo impatto sulla vita di una persona. Ashley Judd è un’insegnante di musica ed eccellente pianista che, a quanto pare, ha tutto. Tuttavia, poco a poco la depressione la va consumando. Non c’è stato un elemento scatenante, lei non riesce a trovare una ragione particolare e questo l’angoscia ancor di più.
Ashley Judd cerca di combattere contro queste sensazioni, aggrappandosi a suo marito, a sua figlia e ai suoi studenti, ma non ci riesce e, con ogni tentativo frustrato, la distanza tra lei e il mondo si amplia. In effetti, ci sono dei momenti in cui la protagonista, piuttosto che simpatia, genera antipatia nello spettatore, ma questa è la triste realtà che vivono solitamente le persone depresse.
Questo è un film sulla depressione che presenta quello che potrebbe essere considerato un “caso da manuale”, quindi rappresenta un quadro molto affidabile di ciò che le persone depresse sentono. Dopo un tentativo di suicidio, Ashley Judd viene ricoverata in ospedale per il trattamento.
- Un angelo alla mia tavola (1990 – An angel at my table)
Questo film neozelandese è molto lungo ma vale ogni minuto passato a vederlo. Diretto da Jane Campion, narra la vita della scrittrice Janet Frame, nata in una famiglia povera e numerosa. La sua infanzia fu segnata da varie tragedie e presto Frame (interpretata da Kerry Fox) iniziò a sentirsi diversa dagli altri.
Grazie a una borsa di studio studiò pedagogia, ma durante la permanenza all’università tentò di suicidarsi e venne internata per otto anni in un istituto psichiatrico. Lì venne diagnosticata con schizofrenia e subì fino a 200 elettroshock. Stava per subire una lobotomia ma la salvò il premio letterario che vinse per il suo primo libro. La Frame lasciò l’ospedale psichiatrico e continuò a scrivere finché non intraprese una brillante carriera letteraria, ma la depressione, che era ciò di cui soffriva realmente, non la abbandonò mai.
Va detti che, essendo un film sulla vita della scrittrice, Jane Campion non si centra molto sui sintomi depressivi, ma propone una prospettiva sociale molto interessante della depressione, che ci porta a comprendere l’influenza dell’ambiente nella comparsa di questa patologia.
- Sylvia (2003)
Il film racconta gli ultimi cinque anni della vita di Sylvia Plath. Nel ruolo principale troviamo una Gwyneth Paltrow che non riesce a condurci completamente nell’angoscia vissuta dalla poetessa, ma anche così, il film è un ottimo esempio delle emozioni che prova una persona depressa, della sua lotta costante per la vita mentre sente che qualcosa la sta trascinando in un buco nero.
Sylvia Plath, che si è suicidata quando aveva solo 31 anni, aveva già tentato il suicidio durante la sua adolescenza. Il film ci mostra una donna in preda all’angoscia, vittima dei fantasmi che lei stessa aveva creato, insoddisfatta della vita che conduceva e intrappolata in una forte dipendenza emotiva da suo marito, Ted Hughes, l’elemento scatenante del suicidio.
- Cake (2014)
Questo film sulla depressione diretto da Daniel Barnz e interpretato da Jennifer Aniston, approfondisce i meandri più oscuri di questo disturbo mentale. È una storia complessa che contiene molti messaggi, quindi corre il rischio di essere banalizzata dall’occhio inesperto.
La protagonista, Claire Bennet, sta attraversando una fase molto difficile della sua vita, perché non solo subisce una grande depressione, ma soffre anche di dolore cronico derivante da un incidente in cui morì suo figlio, che gli genera ricordi tristi. A questo si aggiungono le visioni di una ragazza del suo gruppo di sostegno al dolore cronico che si è suicidata. Claire inizia ad accarezzare l’idea del suicidio, ma poi quella stessa ragazza l’aiuta a rendersi conto della sua realtà attraverso quelle stesse visioni.
Il film affronta anche il problema dei farmaci per la depressione e il dolore, così come la loro natura che genera dipendenza, i quali alleviano il dolore istantaneamente ma danno luogo a ricadute sempre più serie.
- Uniti per sempre (2014 – The Skeleton Twins)
Questa commedia drammatica affronta la depressione da una prospettiva più leggera, ma non per questo meno profonda. Esplora la tragedia della vita di due gemelli con umorismo e un tocco di tenerezza. Milo, interpretato da Bill Hader, scrive una lettera di suicidio e si taglia le vene mentre sua sorella Maggie, interpretata da Kristen Wiig, è in bagno preparandosi a ingoiare un sacco di pillole, ma una chiamata dall’ospedale per informarla che suo fratello ha cercato di uccidersi gli fa abortire il suo piano.
Quando vanno a vivere insieme, vengono alla luce i fantasmi del passato mentre ognuno va perdendo le ragioni che l’hanno portato alla depressione e al bordo del suicidio. Alcuni considerano che questo film sulla depressione sembra collegare le scene senza un filo comune, ma in realtà la storia riguarda la complessità dei protagonisti e questo disturbo mentale, con dialoghi tanto acuti quanto onesti. Questi fratelli sono mostrati con autenticità, diventando imperfetti e autodistruttivi, ma con cui possiamo facilmente entrare in empatia a causa della loro vulnerabilità.
- Interiors (1978)
Diretto da Woody Allen, non è solo un ottimo film sulla depressione, ma anche sull’introspezione e sui conflitti dell’essere nei legami affettivi. L’ambientazione aiuta molto, contrastando gli spazi interni con quelli esterni. Con la recitazione di Diane Keaton, Geraldine Page, Kristin Griffith, il film ruota attorno a tre sorelle che vivono con una madre che sta attraversando una situazione difficile dopo il divorzio.
Eva, interpretata da Geraldine Page, è una decoratrice d’interni mentalmente instabile che soffre di una grave depressione. Dopo aver ricevuto la notizia del divorzio, prova a sucidarsi. Tutto diventa ancora più complicato e genera forti emozioni quando il padre viene a casa con la donna che intende sposare.
- Melancholy (2011)
Scritto e diretto da Lars von Trier, è un film drammatico con elementi di fantascienza che si svolge in un contesto d’incertezza, ansia e distruzione con cui molte persone possono identificarsi, anche se il regista usa un tema apocalittico. Diviso in parti o capitoli, come la maggior parte dei film di von Trier, il primo tempo è dedicato alla depressa e instabile Justine, interpretata da Kristen Dunst, il giorno del suo matrimonio, e la seconda parte mostra la prospettiva di sua sorella Claire, interpretata da Charlotte Gainsbourg.
Questo film è ispirato alla depressione subita dal suo regista, così come alla sua osservazione che le persone depresse sono spesso apatiche e letargiche, cosa che permette loro di rimanere calme anche in situazioni disastrose, come un’apocalisse. Infatti, mentre la fine del mondo si avvicina, Claire diventa sempre più ansiosa e paurosa, ma Justine si calma, sollevata dalla speranza che questa distruzione possa far tacere una volta per tutte le voci nella sua testa.
- Quanto è bello vivere (1946 – It’s a wonderful life)
È uno dei film classici sulla depressione, diretto da Frank Capra e interpretato da James Stewart nel ruolo di George Bailey, un uomo disinteressato che ha sacrificato tutti i suoi sogni per aiutare i bisognosi. Tuttavia, la sua lunga lista di azioni altruistiche non gli ha prodotto la felicità che si aspettava, al contrario, si sente solo e depresso, quindi tenta di suicidarsi.
Il film si sviluppa attraverso una serie di flashback, iniziando con il terzo atto che mostra George sul punto di saltare da un ponte. Ma alla fine le sue preghiere raggiungono il cielo, e gli viene assegnato un angelo, Clarence Odbody, per salvarlo. Per riuscirci, Clarence deve vedere tutta la vita di George (insieme al pubblico). Attraverso questi ricordi scopriamo la radice della sua depressione.
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